STEP #07 - Il Mito





 1948.

L'aviazione tuoneggia ancora in alto nei cieli.

Ormai la guerra è finita.

I danni sono tanti, le città sono tutte rase al suolo.

Se solo ci fosse qualcuno che potesse vedere dall'alto tutta questa distruzione, riuscirebbe a capire davvero che ora è il momento di ripartire, più forti di prima.

Non abbiamo molto da mangiare, ci si aiuta tra famiglie per non morire di fame, i governi esteri non credono a ciò che diciamo, pensano che queste siano solo lamentele, e che i nostri territori siano tutti in salute.

Nel giugno del 1948, mi svegliai, guardai dalla finestra come ogni mattina, vidi qualcosa di strano lassù, incrociando gli sguardi increduli dei miei vicini, tutti ci chiedemmo cosa stesse accadendo nel regno dei cieli, o almeno un pochino più in basso.

Una strana forma, con fattezze umane stava seduta sul motore di un aeroplano, senza cinture di sicurezza o mezzi di protezione.

Sopra il suo possente addome si scorgevano due lettere gigantesche in metallo PS, a vederlo così, era alto due metri e quaranta, sopra la media di qualsiasi persona, ed il colore della pelle era piuttosto strano, era quasi cianotico, credo che nemmeno nella catalogazione Pantone esista quella sfumatura tanto strana.

Tutti, increduli, ci interrogammo sul significato di quelle due lettere, e sulla stranezza di quella persona, ma nessuno, chiaramente, riuscì a darsi una spiegazione.

Tra i vari mormorii generati dalla strana situazione, un forte bagliore ci accecò per qualche minuto, più nessuno riuscì a vedere se non delle chiazze bianche offuscate sui propri occhi.

Tutta la gente, disperata, iniziò a correre per le strade, pensando fosse diventata cieca, c'era chi gridava "ALLORA LA GUERRA NON ERA ANCORA FINITA" , "CI VOGLIONO STERMINARE", ma io, che già avevo ripreso a vedere nitidamente, capì che non era nulla di tutto ciò.

Quando il caos e lo sconforto si smorzarono, tutte le persone guardarono in cielo, e nessuno vide più quella figura misteriosa e tantomeno l'aereo.

Quella sera stessa, tutti noi cittadini di Volopolis decidemmo di riunirci a cena, tutti a casa del nostro amico di nome Agamennone (proprio come il Re degli Achei), e discutemmo del fatto avvenuto.

Come non ci aspettammo, quella sera dopo tanti anni di guerra e sconforto, ritrovammo una giusta dimensione, tutti erano amici , c'era più solarità, più spensieratezza, quasi come se quell'evento misterioso accaduto nel pomeriggio, avesse stravolto almeno per qualche ora la vita di tutti, mettendo da parte quelli che erano i problemi.

Finita la serata, ognuno tornò alle proprie abitazioni, eravamo tutti stanchi, la giornata è stata lunga, stancante e piena di novità.

La mattina dopo, la sveglia suonò alle 6.00 in punto, proprio come tutti i giorni.

Dopo la gloriosa colazione, costituita da fiocchi d'avena e latte intero, mi recai nello sgabuzzino, presi il martello ed il metro ed uscii di casa per andare a lavoro.

Appena aprii la porta, notai che sullo zerbino c'era qualcosa di strano, anzi di insolito direi.

Feci un passo indietro mi chinai e raccolsi almeno 100 pellicole fotografiche.

Era una cosa incredibile, assurda, mi interrogai e mi chiesi cosa ci fecero lì, sull'uscio di casa mia; perché proprio a me?

Allibito dal fatto, presi tutto questo materiale e lo portai in Municipio, che è situato a ridosso della piazza centrale di Volopolis.

Per mia sorpresa non ero l'unico accorso lì, ma tutte le persone che erano a casa di Agamennone il giorno prima erano arrivati lì con lo stesso mio tempismo.

Proprio come un puzzle ci mettemmo ad incollare insieme i pezzi, ci accorgemmo fin da subito che era enorme, anzi di più, contava due chilometri quadrati!

Capimmo solo allora che il nostro eroe PS, ci fornì fotografie aeree, così finalmente noi, cittadini di Volopolis, armati di documenti fotografici, dove veniva raffigurato il territorio, dilaniato dalla guerra, potemmo accedere ai fondi per la ricostruzione della città.

PS ci aveva salvato, gli eravamo debitori, perciò non esitammo nemmeno un secondo a dedicargli una statua, posta nella piazza centrale della città.

Sulla targhetta dedicata a PS scrivemmo: "a te, che ci hai dato la possibilità di ripartire".

Quando arrivò il 25 dicembre, Natale, ogni abitante portò un dono in segno di devozione, e lo appoggiò sul manufatto, solo allora, apparse la spiegazione del nome sulla targhetta, PS - Periscopio Solare.

Da allora, gli scienziati che riuscirono ad inventare lo strumento che riusciva a fotografare i territori da un aeroplano lo chiamarono nella stessa maniera.





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